Blocco Rivalutazione CEDU
La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) può ristabilire ciò che in Italia è stato ignorato: il tuo diritto a una pensione equa, proporzionata e dignitosa.

Ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo.
La rivalutazione delle pensioni: un nuovo inizio a Strasburgo!
Il giorno 14/02/2025 è stata depositata dalla Corte Costituzionale la sentenza n. 19/2025 (clicca qui per scaricare la sentenza)
Perchè ricorrere alla CEDU?
La CEDU tutela i diritti fondamentali sanciti dalla Convenzione Europea, tra cui il diritto alla protezione della proprietà (Art. 1, Protocollo 1). Si ricorda, infatti, che il diritto in esame tutela la proprietà da ingerenze illegittime da parte dello stato ed impone che la disciplina dell'uso dei beni sia conforme all'interesse generale e realizzi un adeguato bilanciamento tra le esigenze generali ed il rispetto del diritto di proprietà che il singolo cittadino europeo vanta su un dato bene.
In passato, con le sentenze Poletti c. Italia Prima Sezione sentenza 2 febbraio 2023, Stefanetti c. Italia, n. 21838/10 del 15.04.2014, Arras c. Italia n. 17972/07 del 14.02.2012 e Agrati c. Italia, del 7 giugno 2011 la CEDU non solo ha condannato l'Italia per leggi che danneggiavano in modo sproporzionato i cittadini, compresi i pensionati, ma ha anche tenuto a precisare che le pensioni costituiscono un 'bene' ai sensi della Convenzione.
Ed essendo la pensione è una forma di retribuzione differita, bloccarne l'adeguamento, senza bilanciamento né contropartita, equivale a privarti di un bene economico legittimamente maturato.

Importo del tuo eventuale risarcimento
*Gli importi si intendono calcolati in via approssimativa e, in ogni caso, in media sulle fasce di competenza.


Ricordate la clamorosa vicenda del Fondo Volo?
Una storia che riguarda centinaia di pensionati, ma solo pochi hanno davvero ottenuto giustizia.
Tutto parte da circa 700 iscritti al Fondo Volo – il fondo pensionistico dei dipendenti delle compagnie aeree andati in pensione prima del 1° luglio 1997 – che decidono di fare ricorso al TAR. Ma il TAR rigetta. Solo 500 di loro decidono di non arrendersi e si rivolgono al Consiglio di Stato, che però rimette la questione alla Corte Costituzionale. Anche qui, arriva un'altra battuta d'arresto: la Corte respinge il ricorso. A quel punto, molti rinunciano. Ma circa 250 pensionati decidono di andare avanti ancora, rivolgendosi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo. E alla fine, solo questi 250 vedono riconosciuti i propri diritti. Ma tra loro, solo 80 arrivano effettivamente alla fine del percorso giudiziario, senza mollare mai.
Risultato? La CEDU condanna l'Italia per aver violato il diritto a un equo processo, avendo favorito l'INPS nelle cause intentate dai pensionati, e riconosce un risarcimento complessivo di oltre 7 milioni e mezzo di euro a carico dello Stato italiano.
Le cose da sapere
Chi può ricorrere?
Non tutti possono presentare ricorso alla CEDU, ma solo:
- chi ha una pensione superiore a 4 volte il trattamento minimo INPS (cioè sopra i 2.100 euro lordi circa nel 2025);
- chi ha subito il blocco, il congelamento o la riduzione della rivalutazione automatica prevista dalla legge.
Sarà possibile presentare il ricorso alla CEDU per chi ha già adito il giudice nazionale (che avrà una posizione processuale più garantita avendo concretamente soddisfatto il requisito del previo esaurimento delle vie interne, richiesto dall’art. 35 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo), ma anche per coloro i quali non hanno adito il Giudice nazionale.
Ed infatti, essendo gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale per tutti gli aventi diritto indistintamente, anche coloro che non hanno fatto ricorso al Giudice nazionale potranno adire la CEDU, avendo comunque partecipato, seppur impersonalmente, al giudizio interno, in quanto destinatari dei suoi effetti.
Tempi e scadenze: aderire entro il 30 maggio 2025
Il termine entro cui è possibile dar corso al giudizio davanti alla CEDU è per legge di quattro mesi (il termine è stato ridotto da sei a quattro a partire dal 1° febbraio 2022) dalla data della pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale (il 14 febbraio 2025).
Ma attenzione: per garantire l’organizzazione e il deposito, raccomandiamo l’adesione entro il 30 Maggio 2025.
Chi aderisce per tempo avrà:
- la trasmissione di tutta la documentazione utile;
- la verifica della documentazione pregressa;
- l’inserimento nel ricorso collettivo alla CEDU.
E' necessaria una diffida preventiva?
No.
Occorre infatti tenere in considerazione che la diffida amministrativa è necessaria solamente qualora si intenda impugnare un provvedimento emesso direttamente dall’INPS, mentre, in questo caso, non solo si chiede di accertare e dichiarare il diritto dei ricorrenti alla integrale rivalutazione del trattamento pensionistico, ma vi è comunque una sentenza della Corte Costituzionale i cui effetti si estendono indistintamente a tutti coloro che hanno subito gli effetti negativi di tale blocco.
Questa azione serve a documentare che lo Stato ha avuto la possibilità di rimediare e non lo ha fatto.
Saranno richiesti alla CEDU
- a titolo di danni materiali tutti gli arretrati dal 2022 alla data della sentenza della Cedu (che in genere interviene in circa due/tre anni) e quindi gli arretrati dal 2022 al 2027/2028 circa;
- a titolo di danno morale per la violazione sopra accertata una somma che la Corte in genere quantifica nello stesso importo del danno materiale. Questa cifra, qualora venga riconosciuta, sarà ESENTASSE.
Ci sono costi o rischi? E le spese di soccombenza?
No. Alla CEDU non esiste il principio delle spese di soccombenza.
Questo significa che:
- Non rischi di dover pagare nulla in caso di rigetto del ricorso;
- L’adesione ha un costo fisso trasparente, che copre spese legali e amministrative;
- Non ci sono sorprese.
È una battaglia a rischio zero, ma dal valore potenzialmente enorme.
Attenzione!
Nei ricorsi alla CEDU non vale il principio c.d. dell'erga omnes': la sentenza avrà effetti SOLO per coloro i quali parteciperanno all'azione.
Come funziona il ricorso alla CEDU
Il procedimento alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo segue queste fasi:
Preparazione e deposito del ricorso
Ogni partecipante deve essere identificabile e la sua vicenda documentata.
Valutazione di ammissibilità
Una volta depositato il ricorso, l'Ufficio Centrale della CEDU lo trasmette alla divisione giuridica competente per lo Stato italiano. Il ricorso verrà dunque esaminato in via preliminare da un giurista della predetta divisione per valutare che siano rispettati i criteri concernenti la sussistenza di una violazione di diritti, l'esaurimento dei rimedi interni e la tempestività.
Discussione del merito
Se il ricorso è ritenuto ammissibile, si passa alla valutazione vera e propria da parte di un Collegio giudicante, che potrà dichiarare inammissibile, accogliere oppure rigettare il ricorso.
Le parti (Stato italiano e ricorrenti) inviano osservazioni.
Sentenza
In caso di accoglimento, lo Stato può essere condannato a risarcire i danni patrimoniali e morali.
I tempi possono variare da 12 a 36 mesi, ma il ricorso rimane uno strumento forte, indipendente e imparziale.
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